La semina e le cure di coltivazione

La semina e le cure di coltivazione

Fino agli ultimi decenni dell’Ottocento, il frumento veniva seminato a mano (sumnèr a spài), nelle prime settimane di ottobre. Nei terreni in buone condizioni di scolo, la semente veniva coperta con l’erpice (arpàigh, arpàid) tirato dai buoi o con una leggera zappatura effettuata da una squadra di donne. Nei terreni di difficile drenaggio, invece, si predisponeva il letto di semina formando, con l’aratro simmetrico (arè), delle porche (quadéren), strisce rialzate fra due solchi, su cui si trainava lo scalone, un attrezzo corredato di frasche, per ricoprire il seme. Spaventapasseri (spuràc’) e bambini con strumenti che producevano rumori e detonazioni (scarabatla, stiòp, murtalàtt), difendevano i campi seminati da polli (andèr a badèr ai pói) e uccelli.

 

Dopo gli esperimenti del XVI e del XVIII secolo, a fine Ottocento, cominciarono a diffondersi le prime seminatrici meccaniche grazie alle modifiche apportate agli originali inglesi o tedeschi da tecnici e artigiani locali. Per evitare il calpestio dei buoi sul terreno, le seminatrici o gli erpici, con un sistema di funi (cavéster) e carrucole (carócla), potevano essere trainati a distanza dai buoi che procedevano lungo le cavedagne, e quindi fuori dal terreno coltivato.

Verso la fine di marzo, là dove una vegetazione troppo rigogliosa (al furmànt al va in argói) faceva temere un successivo allettamento degli steli, con la falce si cimava il frumento (svetèr al furmànt ). Le vette venivano usate per alimentare gli animali di bassa corte (galline, oche, maiale) e il bestiame. Il seminato veniva roncato più volte con il sarchiello (runcàtt, zapàtt) e, prima della mietitura, veniva mondato a mano. Le erbe infestanti raccolte erano impiegate per alimentare il bestiame. A volte, dopo la spigatura, passando una fune tesa sulle spighe, si praticava lo scrollamento della rugiada, considerata tradizionalmente una delle cause della ruggine del grano.