Livio Zambeccari (1802-1862)

Livio Zambeccari (1802-1862)
Livio Zambeccari (1802-1862)
Livio Zambeccari (1802-1862), figlio primogenito ed erede di Francesco, abbracciò in giovane età gli ideali della carboneria. Diciannovenne partecipò ai moti costituzionali del 1821, falliti i quali si rifugiò in Spagna, quindi in Francia e Inghilterra.

Nel 1826 si imbarcò per l'America Latina dove combatte in Uruguay, a Buenos Aires e nel Rio Grande do Sul dov'erano sorti movimenti di liberazione. Imprigionato nel 1836, dopo tre anni poté tornare in Italia, a Firenze, essendogli stato negato l'ingresso nello Stato Pontificio.
Partecipò attivamente ai moti bolognesi del 1843, per i quali fu condannato a morte in contumacia, e del 1845. Nel 1848 capeggiò una formazione di volontari bolognesi con i quali conquistò Modena, difese Vicenza e Treviso, assaltò Mestre.

L'anno seguente fu eletto nella Costituente Romana e gli fu affidato da Mazzini il comando della piazza di Ancona che tenne fino alla resa.                    

Livio Zambeccari giunse A Montevideo nel 1826 e si trasferì di lì a poco a Buenos Aires dove si dedicò agli studi naturalistici e, soprattutto, partecipò all'organizzazione del movimento indipendentista.

Nella guerra che, a partire dal 1829, vide coinvolti i territori del Rio de la Plata egli combatte nelle file dei repubblicani contro le forze del leader dell'aristocrazia conservatrice De Rosas.

Dopo la sconfitta, nel 1931, lasciò l'Argentina per il Rio Grande do Sul dove si stavano costituendo i primi gruppi che avrebbero sostenuto la Rivoluzione Farrouphila, cioè degli straccioni, contro l'autorità dell'Impero Brasiliano.
I suoi ideali repubblicani e le doti di esperienza lo portarono, negli anni successivi, a godere di grande considerazione e a divenire il capo riconosciuto del movimento indipendentista.

Nel 1835 venne occupata la città di Porto Alegre e proclamata la Repubblica do Rio Grande do Sul con presidente Bento Gonçalves del quale fu segretario e capo di Stato Maggiore. La rivoluzione, conclusasi nel 1845, vide la presenza tra i combattenti di molti patrioti italiani tra i quali Giuseppe Garibaldi.
La partecipazione attiva di Livio Zambeccari si concluse invece nel 1836, quando venne fatto prigioniero nella battaglia del Fanfa in cui le forze imperiali brasiliane ottennero un'importante vittoria.
Rimase prigioniero per tre anni nella fortezza di Santa Cruz, a Rio de Janeiro, dedicandosi alla traduzione di libri in portoghese e al disegno di una mappa del Rio Grande do Sul, la più particolareggiata del tempo.
Nel 1839 venne liberato a condizione che facesse ritorno in Europa.                    

 Con la restaurazione pontificia fu esule in Grecia e in Piemonte, quindi nel 1859 rientrò a Bologna. Nel 1860 fu a fianco di Garibaldi nella battaglia del Volturno ottenendo i gradi di generale. Le sue condizioni di salute, ormai precarie, lo costrinsero però a ritirarsi. Uomo di molteplici interessi, studioso di aerostatica e di diritto, fu anche traduttore, naturalista e cartografo.

A Bologna, negli scorci di una vita così tumultuosa, ebbe modo di collaborare al giornale radicale "Il  Povero", fu tra i fondatori della Società Mineralogica Bolognese, infine promotore e presidente della Società Operaia di Bologna fondata nel 1860, due anni prima della morte.
Durante l'esilio in Grecia, nel 1852, servendosi di un procuratore, mise in vendita la tenuta di San Marino, consistente ormai in soli due possessioni e quattro poderi, che fu acquistata dal Conte Gaetano Zucchini.