Il Museo della Civiltà Contadina ad ART CITY 2025

Con il progetto espositivo 'Oltre la forma, dentro la memoria porta Nikola Filipović' a Palazzo Malvezzi.

Immagine dell'iniziativa
 
 

Nell'ambito della tredicesima edizione di ART CITY Bologna, il programma di Arte Fiera, il Museo della Civiltà Contadina porta Nikola Filipović a Palazzo Malvezzi, sede della Città metropolitana di Bologna. 
Sabato 8 e domenica 9 febbraio l'Istituzione Villa Smeraldi-Museo della Civiltà Contadina e Città metropolitana di Bologna, in collaborazione con l'Associazione Gruppo della Stadura, presentano il progetto Oltre la forma, dentro la memoria  dell'artista Nikola Filipović

Il progetto nasce da una stretta collaborazione dell’artista con il Museo della Civiltà Contadina di San Marino di Bentivoglio, un luogo profondamente radicato nella memoria collettiva e nella vita della comunità locale.
Il Museo non è soltanto uno spazio espositivo, ma un luogo vissuto, dove gli oggetti raccontano storie grazie alla presenza dei nomi dei donatori, che testimoniano il legame indissolubile tra persone e testimonianze materiali. Proprio questa dimensione umana e comunitaria ha ispirato l’opera.
Tali suggestioni si uniscono al desiderio dell’artista di esplorare il legame profondo tra architettura, oggetti e memoria collettiva, con particolare attenzione alla campagna bolognese e al contenitore architettonico del cortile di Palazzo Malvezzi. 

Il risultato di questa riflessione artistica è un'unica grande opera, composta da più elementi interconnessi. Centrale è il concetto di casa , sacrario domestico, rappresentato attraverso una struttura lignea a due piani, con tetto a falda, che raggiunge i 5 metri in altezza. 
La forma asciutta, scheletrica, e l’utilizzo di legno naturale rimandano a un’idea di essenzialità e sostenibilità, che è elemento centrale della vita contadina, e al contempo rievocano l’architettura rurale tradizionale, invitando lo spettatore a riflettere sul rapporto tra spazio abitativo e identità. 
La casa, oltre ad essere un rifugio, diventa un luogo della memoria, un contenitore di storie che si intrecciano con il vissuto delle comunità. L’installazione sottolinea come, nel corso del tempo, la funzione della casa si sia trasformata, passando da un elemento di protezione (la casa-torre diffusa nelle campagne dal XV secolo) a uno spazio di socialità e appartenenza (la casa contadina, cuore del podere nell’epoca della mezzadria, tra XVIII e XX secolo).

A questo tema centrale si intreccia una dimensione dedicata agli oggetti contadini : oggetti che, visti al di fuori del loro contesto, potrebbero apparire muti o insignificanti, ma diventano simbolo di lavoro e legame profondo con il territorio per chi ne comprende l’origine.
Le stampe e i disegni, inseriti nello scheletro ligneo, raffigurano scene che, per secoli, hanno definito la quotidianità contadina: l’aratura dei campi, la filatura nella stalla, la mietitura del grano. Sono momenti emblematici che parlano una lingua universale, fatta di gesti ripetuti e condivisi. Sono immagini che raccontano non solo il lavoro, ma anche il tessuto umano che lo accompagnava: mani che collaborano, corpi che si muovono in armonia con la natura.
Le scene divengono così raffigurazioni di memorie senza tempo, come fotografie impresse nell’immaginario collettivo, dove il rosso, vibrante e incisivo, illumina gli oggetti, rendendoli protagonisti.
L’atto di conservare questi oggetti apparentemente inutili e obsoleti, diventa una forma di resistenza al tempo e all’oblio, un gesto che preserva storie, emozioni e relazioni.

Nel contesto attuale, dominato dal consumo rapido, l’installazione è un omaggio a chi sceglie di tramandare e riparare, opponendosi all’oblio della società consumistica: la dimensione della memoria va oltre la forma materiale degli oggetti e invita lo spettatore a riflettere su ciò che scegliamo di tramandare e sul valore simbolico delle testimonianze materiali nel racconto di chi siamo e da dove veniamo.

Il progetto sarà visitabile gratuitamente a Palazzo Malvezzi, via Zamboni 13, Bologna, nelle seguenti giornate e orari:
Sabato 8 febbraio, dalle 15 alle 24, con inaugurazione e brindisi alle ore 17
Domenica 9 febbraio
, dalle 11 alle 18 


Per ulteriori informazioni: segreteria.museo@cittametropolitana.bo.it o 3316779664

Nikola Filipović è un artista visivo nato a Kotor, Montenegro.
La sua formazione artistica si è svolta principalmente presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ha conseguito una Laurea Triennale in Decorazione Arte e Ambiente nel 2016. Successivamente, ha approfondito la sua specializzazione con una Laurea Magistrale in Decorazione per l'Architettura, completata nel 2020. Durante il suo percorso accademico, ha avuto l'opportunità di ampliare i suoi orizzonti culturali e artistici partecipando a un programma Erasmus presso l'Accademia di Belle Arti di Varsavia, in Polonia, nel 2019, dove si è specializzato in arte tessile.
Nel corso della sua carriera accademica e professionale, Filipović ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Tra i premi più significativi spicca il Primo Premio al "Tramanda, Young Fiber Artist Award" nel 2019, assegnato dal Comune di Chieri (TO). Sempre nello stesso anno, ha ricevuto il Terzo Premio al prestigioso Concorso Zucchelli a Bologna.

Nel 2021, la sua opera è stata premiata con il Quarto Premio al "Premio Valcellina”.
Attualmente risiede e lavora a Bologna, dove ricopre il ruolo di Assistente alla Didattica presso l'Accademia di Belle Arti.
Nel 2024 ha collaborato con il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (MART), conducendo una serie di workshop incentrati sull'arte tessile e il ricamo.
Nello stesso anno ha partecipato alla residenza artistica Tessere l’arte, organizzata da Ottovolante Sulcis in Sardegna, dove ha approfondito la sua ricerca sui collegamenti tra arte tessile, artigianato tradizionale e arte contemporanea.
Il percorso artistico di Filipović è caratterizzato da una continua ricerca e innovazione nel campo della decorazione e dell'arte tessile, con un'attenzione particolare alle influenze culturali che ha acquisito nel corso dei suoi studi internazionali. Le sue opere riflettono una profonda passione per la trasformazione dello spazio e dell'ambiente, attraverso l'uso dei materiali differenti e tecniche decorative innovative, che trasformano lo spazio veicolando significati articolati.

 

 

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Data ultimo aggiornamento: 11-02-2025