Guida all'esposizione permanente - Contadini della pianura bolognese (1750-1950)

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foto F. Marchignoli (particolare) - Biblioteca "G. C. Croce", San Giovanni in Persiceto

Meritano di trovare posto in un museo le testimonianze della vita dei contadini della pianura bolognese dei secoli prima della grande trasformazione della metà del Novecento? Convinti di questo centinaia di loro, delle generazioni che hanno visto in poco tempo scomparire un  mondo e nascerne uno nuovo, molti anni fa hanno dato vita coi loro doni a un grande collezione e l'hanno consegnata alle istituzioni, avviando il processo di costituzione del museo.

 

E' questo patrimonio che trova nell'esposizione “Contadini della pianura bolognese 1750-1950” l'occasione di un'ampia presentazione al pubblico ed è questo processo che si approssima oggi al suo compimento. A grande distanza, bisogna dire, dal suo avvio, tra le macerie del paesaggio agrario edificato nei secoli e nel cuore di una crisi economica senza precedenti.

Troppo tardi, allora? Non lo crediamo. Le sezioni della esposizione non parlano solo del modo in cui l'agricoltura contadina del passato ha nutrito, vestito e riscaldato la popolazione della campagna e della città e ne ha reso possibile le industrie, la mobilità e i commerci. Esse parlano anche delle relazioni di genere, familiari e sociali tra gli uomini e dei loro rapporti con la terra, l'acqua, le piante e gli animali. Della società, cioè, e della natura: i grandi temi anche oggi all'ordine del giorno.

 

Ricostruire analiticamente - come si propongono di fare i testi di questa guida* - i cicli lavorativi del tradizionale sistema agrario documentati nella esposizione, non rappresenta, quindi, un invito a rivisitare quel mondo in maniera ingenua o nostalgica, ma, piuttosto, a cercare di cogliere gli intimi tratti di quella che è stata definita ”l'efficienza della necessità” dei sistemi agrari tradizionali. Nella convinzione che - se non è possibile, certamente, trovare nel passato le soluzioni ai problemi del presente - conoscerlo, e conoscerlo a fondo, può contribuire a impostarli meglio e a cogliere in modo più complesso e concreto il nodo del rapporti tra natura, società e tecnologia.

 

 

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* I testi riuniti nella edizione online della guida sono il frutto del lavoro, individuale e collettivo, di vecchi e nuovi collaboratori del museo: Anna Bastoni, Ilaria Berzoini, Lorena Bianconi, Antonio Campigotto, Maria Luisa Chiodini, Francesco Fabbri, Silvio Fronzoni, Claudia Giacometti, Claudio Mazzetti, Antonella Varani.

A loro, alle decine di informatori intervistati nel corso degli anni e ai colleghi della Provincia di Bologna - Pino Aiello, Valeria Federici, Simona Quarenghi e Monica Losi - che hanno curato questa edizione, va la gratitudine del museo.

Ai lettori, l’invito non formale a volerci segnalare imprecisioni, omissioni ed errori nella ricostruzione e nell’interpretazione delle pratiche descritte. Per poterne tenere conto nella preparazione della prima edizione a stampa, prevista per il prossimo anno, in cui troveranno posto i nomi di tutti gli informatori.

Oltre che dalle interviste, la terminologia dialettale registrata è stata ricavata dalla consultazione dei materiali lessicografici bolognesi. Non sono state registrate varianti fonetiche, ma solo lessicali, tipizzando le diverse realizzazioni, secondo le forme della pianura centrale bolognese. Per la trascrizione si è utilizzato un alfabeto fonetico, semplificato secondo la grafia italiana e proposto dalla "Rivista italiana di dialettologia".