L’uva veniva raccolta tra la seconda metà di settembre e la prima di ottobre, in giornate di sole, a mattina inoltrata, quando era completamente asciutta dalla rugiada. La vendemmia coinvolgeva tutta la famiglia e, a volte, alcuni braccianti. Si utilizzavano roncoli, forbici a molla, forbici comuni, lunghe scale a pioli e panieri (panìr). Per trasportarla alla cantina della casa colonica l’uva raccolta era versata dai panieri in recipienti di maggiori dimensioni: cestoni (paniròn) o navazze (navàz). L’operazione di svuotamento era sorvegliata da una persona addetta a mondare il raccolto da foglie, seccume, parti marce o non mature, per avere un prodotto di buona qualità.
Prima della diffusione delle pigiatrici meccaniche (mustadòura a róll), l’uva veniva pigiata coi piedi, soprattutto dalle donne, all’interno di bigonce (bigònz) o di apposite vasche di legno (mustadòura). L’uva ammostata (mòst) veniva divisa a metà tra il proprietario e il contadino che, in molti contratti dell’Ottocento, era “obbligato a pigliare per sé tutta l’uva nera e a darne altrettanta della bianca” al proprietario. Il mosto destinato alla vendita era versato all’interno di lunghe botti sistemate su carri e birocci – le castellate (castlè) o le mezze castellate (mèza) – e consegnato a domicilio. Estratto con un attingitoio (mas-cla dal u o dal mòst) era trasportato nelle cantine del proprietario o dei compratori di città e campagna. Per ogni mezza castellata venduta si regalava all’acquirente un cesto di uva del peso di 8 chili circa, della stessa qualità dell’uva ammostata.
Fino ai primi del Novecento, facchini specializzati, i brentadori, sostavano alle porte della città, aspettando le castellate provenienti dalla campagna, che seguivano nella speranza di essere ingaggiati per lo svuotamento e il trasporto del mosto alle cantine.
A partire dai primi decenni del Novecento, l’adozione delle cassette fece cadere in disuso la navazza e non si adottò più nemmeno l’antica usanza della pigiatura in bigonce sul campo. A vendemmia ultimata, chi non disponeva di questo prodotto andava a raccogliere (andèr a sgaravlèr) grappoli o racimoli di uva (garavèl) rimasti ancora sulle piante.