La famiglia mezzadrile, i nuclei familiari

La famiglia mezzadrile, i nuclei familiari

Le famiglie mezzadrili di medie dimensioni erano formate da una dozzina di persone tra cui, possibilmente, quattro uomini, quattro donne e non più di quattro tra ragazzi e bambini. Riunivano in genere più nuclei familiari: ad esempio, quelli del capofamiglia e dei suoi fratelli sposati, oppure quelli del capofamiglia e dei suoi figli ammogliati. Quando il gruppo familiare, crescendo, diventava troppo grande rispetto al podere coltivato, a Ognissanti uno o più nuclei uscivano di casa per allocarsi, se potevano, in un altro podere.

Le camere da letto si trovavano, insieme al granaio, al piano superiore dell’abitazione colonica. Nella stanza più grande dormivano l’arżdòur e l’arżdòura con i figli più piccoli, le altre ospitavano i figli maschi, sposati e non, le femmine e il garzone.

L’arredamento era essenziale. In ogni camera si potevano trovare un cassettone, un letto, un comodino, una sedia, un attaccapanni, una o più cassepanche per la biancheria. Il letto dei figli, delle figlie e del garzone era costituito generalmente da una serie di assi di legno, sostenute da due cavalletti, su cui veniva steso un pagliericcio riempito di foglie di granoturco (paiòn), ricoperto con lenzuoli di tela, filata e tessuta in casa, e con coperte di stoffa cucita a losanghe. Il capofamiglia e la reggitrice dormivano anch’essi in un letto di questo tipo o in un letto in ferro battuto, come quelli prodotti dalla ditta Lodini di San Giovanni in Persiceto, che cominciarono a diffondersi verso la fine del XIX secolo.

Nella camera delle coppie sposate con figli, si poteva trovare anche un lettino per i bambini più piccoli (litén) o una culla per i neonati (còuna). La cassapanca, così chiamata perché, date le sue dimensioni, era possibile sedervi sopra, conteneva il corredo nuziale e la biancheria che la sposa portava con sé in dote alla famiglia del marito.

 
 
La famiglia mezzadrile, i nuclei familiari

Il cassettone (cantaràn/cumò) era un mobile costituito da alcuni grandi cassetti scorrevoli, posti l’uno sull’altro, all’interno di un’intelaiatura di legno, usato per riporvi biancheria o altri capi di vestiario. Sul cassettone, in qualche casa, vi era anche una "toletta" (tulatta), uno specchio incorniciato in legno di noce, inclinabile, retto da due elementi verticali fissati su di una cassettina apribile, destinata a contenere pettini e forcine.

La camera da letto serviva anche per conservare, fino a Natale, sugli armadi o sotto i letti, l’uva messa da parte dalla sposa per la propria famiglia. Qui si conservavano anche i ritratti fotografici dei nonni o dei genitori della sposa.

La camera da letto non era riscaldata. Per questo, soprattutto d’inverno, prima di dormire, si riscaldavano le lenzuola con uno scaldaletto: un contenitore di rame, a bordo alto, di forma circolare, munito di un lungo manico di legno, che veniva riempito di braci e, sollevate le coperte, si passava ripetutamente sulla superficie del letto. Quando il freddo era davvero molto intenso, si utilizzava invece un braciere (sóra) inserito in un telaio di legno (prit) che serviva a tenere sollevate le lenzuola e a evitare il contatto con le braci in esso contenute