Nella provincia di Bologna la prima campagna barbabietolaia risale al 1899 e diede risultati ottimi nei comuni in cui si coltivava la canapa. L'introduzione della coltura nel Bolognese incontrò infatti condizioni favorevoli non solo per il clima e la configurazione del territorio, ma anche per la concomitante crisi della canapicoltura che induceva a trovare una coltivazione alternativa: i terreni in cui era diventata problematica la coltivazione della pianta tessile furono occupati in buona parte dalla barbabietola, che realizzava in quegli anni forti miglioramenti nei livelli di prezzi e nelle rese di produzione.
Seminata a marzo e raccolta ad agosto, la barbabietola si inseriva perfettamente come pianta da rinnovo nell'ordinamento agronomico del podere mezzadrile. Con poche modifiche all'attrezzatura che già possedeva, il contadino si apprestò a questa nuova coltura che avrebbe sconvolto il suo modo tradizionale di fare agricoltura: non ne possedeva il seme ma lo riceveva dagli zuccherifici della zona, coi quali il proprietario del podere, al momento della semina, sottoscriveva un contratto di vendita di tutto il prodotto e dai quali percepiva già un anticipo.
Fino al 1925 ogni fabbrica pagava il prodotto a peso; in seguito si convenne di pagarlo a peso-qualità al fine di dare maggiore valore alle bietole più ricche di saccarosio. La coltura della bietola portò nelle campagne una ventata di modernità rappresentata dalla certezza del reddito. Non era mai avvenuto prima. Questo fatto diede vita a pratiche agricole aperte ai consigli degli agronomi più che rivolti alla tradizione, fu alla base di una propensione agli investimenti in nuove macchine e attrezzature, favorì l’associazionismo fra gli agricoltori.