Domenica 15 dicembre in occasione dell'Open Day del gusto "Sapori e atmosfere del Natale" è stata inaugurata la nuova aula didattica.
Il percorso didattico "Dal latte al formaggio", progettato e sviluppato in collaborazione con Granarolo S.p.a, è un'esperienza pratica in cui i partecipanti, lavorando in gruppi, trasformano il latte vaccino in formaggio fresco, ricotta e burro.
Un percorso ormai storico del museo, che si propone da più di 15 anni, in un ambiente particolare, unico nel contesto del Museo, sito al piano terra (interrato) di Villa Smeraldi che era originariamente la cantina del complesso e conserva ancora oggi alcuni elementi architettonici originali di interesse storico.
Il nuovo allestimento progettato dall’architetto Marchi secondo i principi del Design for All e pensato in collaborazione con il dipartimento educativo, ha l'obiettivo di facilitare la realizzazione del laboratorio garantendo la massima accessibilità, igiene e sicurezza.
E’ stata rinnovata la strumentazione, sono stati acquistate nuove sedute e nuovi tavoli attrezzati e sono stati realizzati nuovi pannelli didattici ad opera di IN-NOVO SRL in linea con l’immagine coordinata del Museo, il suo archivio storico fotografico e con le particolarità degli spazi oggetto di intervento.
Nella nuova aula il racconto storico del consumo e trasformazione del latte, narrato attraverso foto storiche, testi e oggetti finora conservati nei depositi museali, è integrato da approfondimenti più scientifici e attuali, realizzati in collaborazione con Granarolo S.p.a.
"La Storia del Latte: dalle Fattorie alle Cooperative"
Il latte ha una lunga storia che dura da millenni ma il consumo del latte fresco, così come lo conosciamo oggi, è un’invenzione abbastanza recente, che è iniziata con la Rivoluzione Industriale. In quel periodo, grazie a nuove tecniche come la pastorizzazione e i trasporti veloci, il latte è diventato un alimento che tutti potevano comprare facilmente, anche se vivevano lontano dalle campagne.
Prima della Rivoluzione Industriale, nell’Europa medievale e in quella moderna, i bovini venivano usati soprattutto per lavorare nei campi, per tirare i carri e gli aratri; non venivano allevati per produrre latte. Questi animali venivano tenuti nelle fattorie soprattutto per fornire il concime per i campi, dare carne, pellame e, solo in piccole quantità, per la produzione di latte, burro e formaggi. Solo alla fine dell’Ottocento, con l’industrializzazione, si cominciò a fare più attenzione all’allevamento delle vacche da latte e, per questo, si sostituirono le vecchie razze autoctone con razze più produttive, come la Bruna e la Frisona.
Ogni giorno, due volte al giorno (alla mattina presto e alla sera) si andava nella stalla per mungere le vacche, rigorosamente a mano. Una volta munto il latte si portava in cucina dove iniziava il suo consumo e, grazie al caglio, la sua trasformazione. Il latte diventava burro, panna e formaggio, che veniva conservato in cantina.
Molto spesso, però, c’era più latte di quanto ne servisse al contadino e allora quello in eccesso veniva venduto direttamente a casa, nelle latterie o scambiato.
All’inizio del Novecento, però, per motivi di igiene, non si poteva più vendere il latte direttamente a casa. Nacquero così i primi consorzi per organizzare la vendita del latte.
Se sei curioso di saperne di più, visita il museo, dove troverai una sezione specifica intitolata "Dalle vacche all’industria del latte"