"Da sole a sole"
Le cante proposte, nella suggestiva cornice del Salone delle Feste di Villa Smeraldi, fanno parte della tradizione orale del canto popolare e narrano la dura vita delle persone che vivevano nelle nostre campagne o montagne, dei lavori artigianali a domicilio. ll duro lavoro del gargiolaio, legato alla lavorazione della canapa, le ballate, un canto sull'amicizia e uno religioso sul perdono a Maria Maddalena. Il Coro Stelutis, nell'interpretazione dei brani, cerca di far rivivere con passionalità, le emozioni che provavano le persone di quei tempi, il cui ricordo deve essere sempre vivo, per non perdere l'essenza delle nostre origini. Giorgio Vacchi è stato definito il salvatore dei canti della tradizione orale. Senza la sua opera di ricerca e trascrizione della tradizione orale, avremmo perduto un patrimonio incredibile di brani che invece rappresentano un'eredità importante da tramandare ai posteri.
Il coro Stelutis
La cultura di tradizione orale è da anni al centro del lavoro di ricerca del coro Stelutis di Bologna. La formazione Bolognese, fondata nel 1947 da Giorgio Vacchi, ripropone in concerto il frutto della ricerca etnomusicologica effettuata dal suo fondatore in varie zone della nostra regione. I documenti sonori acquisiti da Vacchi e dai suoi collaboratori sono stati trascritti e inseriti in un grande archivio web ora a disposizione di studiosi e musicisti http://www.corostelutis.org/formlogin.php
E’ da questo patrimonio che nasce il repertorio del coro Stelutis: le melodie un tempo cantate nelle stalle, durante il lavoro nei campi o nelle feste contadine sono state elaborate per essere cantate a cappella e presentate al pubblico. L'opera compositiva di Vacchi si è dispiegata quasi esclusivamente al servizio del canto popolare nel quale egli ha sempre riconosciuto un valore musicale e culturale assimilabile a quello dei classici (nel solco ideale di Bartok e Kodaly). L'apporto creativo da lui dato a queste antiche melodie ha prodotto un repertorio nuovo e caratteristico che, negli scorsi decenni, ha avuto un importante ruolo nella rinascita dei cori del nostro Appennino. Per alcuni di questi luoghi (Monghidoro, Gaggio Montano, Castiglion dei Pepoli...) si è trattato di riscoprire una vera e propria identità culturale. Successivamente queste elaborazioni si sono poi diffuse tra i cori di tutta Italia permettendo così di riascoltare la genuina vena espressiva della gente delle nostre campagne che, in parole e musica tramandate di generazione in generazione, ci racconta come era la vita prima che la civiltà dei consumi la omologasse in tanti aspetti. I canti popolari ci parlano della nostra storia recente in modo straordinariamente vivace: canti di lavoro, ninne nanne, ballate, canti da osteria e inni devozionali. Non si tratta solo di folklore ma di vere e proprie testimonianze della cosiddetta civiltà contadina e della sua cultura, un immenso patrimonio che ci appartiene e nel quale affondano le nostre radici.