La raccolta

estrazione delle barbabietole

L’estrazione delle barbabietole dal terreno (cavèr al biétol) cominciava ai primi di agosto e si protraeva fino a settembre. La raccolta si eseguiva a mano o con speciali aratri detti cavatuberi. Era importante che la barbabietola uscisse dal terreno illesa: ogni ferita poteva essere causa di diminuzione del grado zuccherino. Mentre gli uomini erano impegnati nella raccolta, le donne li seguivano dedicandosi alla pulitura e alla scollettatura. Utilizzavano larghi fazzoletti per proteggersi dal sole e per riparare mani e braccia dalle irritazioni provocate dalla pianta, indossavano delle fasciature, appositamente predisposte e cucite a mano (mangdata). Appena estratte le barbabietole venivano infatti ripulite dalla terra con le mani o con vecchie spazzole. Poi ripulite le radici, si eseguiva la scollettatura: con un arnese tagliente (una falce) si tagliava il colletto cioè la parte che emergeva dal terreno con le foglie.

Negli anni successivi al II dopoguerra si cominciò a sperimentare e poi si diffuse la raccolta meccanica con macchine operatrici (cantìr) in grado di compiere contemporaneamente le operazioni di scollettatura, estirpazione, raccolta.

 

 

Dal campo allo zuccherificio

Il trasporto delle barbabietole dai campi allo zuccherificio più vicino era effettuato dai barrocciai. Se lo zuccherificio era lontano, le barbabietole venivano portate, sui birocci, alla stazione ferroviaria più vicina e caricate sui vagoni.

Dalle barbabietole giunte allo zuccherificio (zucherifézzi) gli addetti della fabbrica provvedevano a prelevare il campione necessaroo per la determinazione della tara e del titolo del prodotto dal quale dipendeva il compenso.

Le foglie delle barbabietole e gli scarti della scollettatura venivano utilizzati come mangime per i bovini. Se il raccolto era troppo abbondante ed eccedeva la quota pattuita, la parte in sovrappiù era trattenuta dalla famiglia. In cucina la pianta poteva essere utilizzata per confezionare una sorta di mostarda.