Il pollaio e l'allevamento di polli

Il pollaio e l'allevamento di polli

Per produrre uova e carne per il consumo familiare e il mercato, le reggitrici allevavano galline, faraone, tacchini, anatre e oche in un numero che i contratti di mezzadria cercavano di limitare. Ai proprietari era dovuto un certo quantitativo di uova e di animali a titolo di regalia, un indennizzo da loro considerato inadeguato rispetto ai danni recati dai volatili ai prodotti del suolo. Il pollame a volte razzolava non solo nei prati e nelle stoppie ma anche nei seminati. Alla sera nella corte colonica ricevevano un po’ di becchime prima di andare ad appollaiarsi all’interno del pollaio o sui rami degli alberi vicini alla casa.

 

Le reggitrici tenevano in pratica i polli che volevano e in ogni podere si allevavano ogni anno sino a 200 capi tra galline (galénna), pulcini (pipién), pollastri (pulaster), capponi (capòn), faraone (faraónna), tacchini (tòch, tuchén), ecc. Le galline ovaiole, circa 30, deponevano in media 100 uova a testa all’anno, da un minimo di 2 nel mese di gennaio a un massimo di 14 in quello di maggio. La reggitrice riconosceva quelle più ovaiole, preparava con un finto uovo (èng’) i nidi per la deposizione delle uova, che raccoglieva per usarle, portarle al mercato o conservarle in acqua di calce per l’inverno; oppure sceglieva uova e chiocce e preparava i nidi per la cova, controllava che le uova fossero fecondate guardandole controluce e, dopo la schiusa, curava i pulcini, li alimentava, li ingrassava, vendeva i pollastri o li castrava per farne capponi.