Il Museo della Civiltà Contadina a Fico

immagine di corredo

Il Museo della Civiltà Contadina è presente a Fico Eataly World con un allestimento permanente di oltre 40 pezzi in uno spazio di 2000 mq lungo tutto il perimetro esterno del Parco.
Come già accaduto in occasione di Expo2015, quando il Museo contribuì all'allestimento del Padiglione zero, l'esposizione (che è suddivisa in 4 sezioni: grano, canapa, vite, riso) racconta l'importanza della storia dell'agricoltura e del lavoro contadino per il nostro territorio. Al centro ci sono la terra, il lavoro, l'ingegno dell’uomo e i prodotti che hanno caratterizzato la storia sociale ed economica del nostro territorio.

Ulteriori informazioni sulle visite guidate all'allestimento del Museo si troveranno prossimamente sul sito e via mail scrivendo a segreteria.museo@cittametropolitana.bo.it.

 

Le 4 sezioni

Il grano. Il frumento era la più importante delle colture della pianura bolognese. Occupava ogni anno quasi la metà del seminativo e dalle dimensioni del suo raccolto dipendeva essenzialmente la possibilità per la famiglia contadina di costituire una scorta sufficiente a garantire i consumi familiari di pane e pasta sino al raccolto dell'estate successiva.

La vite. La piantata, ossia la vite maritata agli alberi utilizzati come sostegni vivi, era un elemento caratteristico della campagna bolognese.

La canapa. Per quasi cinque secoli la pianura bolognese ha rappresentato uno dei principali centri della canapicoltura italiana. Sostenuta inizialmente dalla domanda della corderia dell’arsenale navale veneziano, ma capace anche di alimentare alcuni circuiti di produzione locale di canapa pettinata, corde, reti da pesca, tele da sacchi, biancheria domestica.

Il riso. Numerosi terreni privi di uno scolo sicuro, risultavano inadatti alla coltivazione degli alberi e delle viti e poco produttivi per le altre colture asciutte. Su questi ed altri terreni completamente privi di alberature – le “larghe” – nel periodo napoleonico, per iniziativa di grandi proprietari e affittuari, si avviò la nuova esperienza delle colture umide. La coltivazione del riso, esercitata in aziende molto più grandi dei poderi mezzadrili, in certi periodi dell’anno, aveva bisogno di una quantità enorme di manodopera pagata a giornate o a cottimo.

 
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