Il miele

sezione miele

Il miele è la sostanza zuccherina elaborata dalle api a partire dal nettare dei fiori, oppure dalla melata, la sostanza prodotta da alcuni piccoli insetti a partire dalla linfa delle piante.

È costituito per l’80%, circa, da fruttosio, glucosio e altri zuccheri. È considerato come il più importante “concentrato di dolcezza” conosciuto e sfruttato dalla specie umana dall’Età della pietra sino al tardo Medioevo.

 

Fino alla fine dell’800 la lavorazione del miele avveniva unicamente con l’apicidio. In autunno si compravano i rustici dai contadini, si uccidevano le api con lo zolfo, si estraevano e si pestavano i favi pieni di miele. Questi venivano lasciati scolare dentro un contenitore, poi venivano lavati più volte con l’acqua. L’acqua ottenuta veniva venduta per preparare i dolci di natale, i favi venivano bolliti e pressati nel torchio, mentre la cera che ne usciva, sciolta nell’acqua calda, veniva posta in ciotole rotonde dove si rapprendeva, e poi venduta ai fabbricanti di cosmetici, di lucido per mobili, ai calzolai alle fonderie.

 

Dall’inizio del ‘900 si diffusero i primi apiari di arnie razionali adatte all’allevamento e al raccolto del miele senza uccidere le api.

La sezione riporta la storia di una famiglia di apicoltori bolognesi fra ‘800 e ‘900, i Girotti, che ha dato vita ad una azienda apistica fra le migliori e più perfezionate d’Italia che per parecchi anni, fino al secondo dopo guerra, fu la maggior produttrice di miele della provincia. Una testimonianza che lascia trasparire l’intreccio fra la produzione di zucchero e quella di miele: la disponibilità di zucchero a basso costo frenava il consumo di miele. In generale questo avveniva in Europa a partire dal XVII secolo; invece nel mercato locale questi segnali furono più evidenti fra il XIX e il XX secolo. In seguito la cultura ambientalista recupererà il miele come alimento naturale dotato di una sua insostituibile ricchezza.